martedì 21 dicembre 2010

Rom, magistrati e l'incredibile Letizia Moratti


Il sindaco di Milano, Letizia Moratti, ogni tanto è incredibile. Più di Hulk. I magistrati hanno dato ragione alle famiglie rom a cui prima era stata assegnata una casa popolare (di un lotto di abitazioni in pessimo stato da sistemare) con tanto di contratto e poi tolta, su intervento del ministro Maroni in fase pre-elettorale. C’è stato, infatti, un ricorso legale in quanto era stato siglato un contratto. Di fronte al bianco su nero il magistrato non ha potuto che dare ragione agli inquilini sfrattati sui due piedi. Ebbene cos’ha detto la Moratti, intervistata anche in tv, criticando il giudice? Che i giudici non tengono conto del parere dei cittadini perché non vengono eletti!

Le parole esatte secondo l’agenzia Ansa: "Noi siamo eletti - ha concluso Letizia Moratti con un ultimo affondo alla magistratura - e dobbiamo rendere conto ai cittadini delle nostre decisioni, purtroppo i giudici non sono eletti e questo a volte può creare a noi amministratori qualche difficoltà".

Ma siamo pazzi ? Ci mancherebbe altro che la legge una volta approvata dal Parlamento (eletto dai cittadini) venisse applicata di città in città in base agli umori della maggioranza degli abitanti in quel momento.

Documento:
Se avete voglia potete leggere il comunicato degli avvocati difensori dei rom, diffuso dalla Casa della carità di Milano. Ecco il testo, da cui si evincono alcuni semplici e basilari principi del nostro diritto:

AVVOCATI PER NIENTE-ONLUS SULLA VICENDA “25 CASE”
I primi commenti alla ordinanza del Tribunale di Milano sulla vicenda “25 case” – alla quale gli avvocati di APN hanno dato un decisivo contributo assistendo le 10 famiglie rom che hanno proposto ricorso – meritano qualche chiarimento sul piano dei fatti e sul piano giuridico.

1) Non vi è alcuna “invasione di campo” della magistratura nei confronti della politica. Al contrario, il Giudice ha valorizzato le scelte operate dall’amministrazione (limitatamente a questo specifico punto) fino al settembre 2010, solo precisando che, una volta che l’amministrazione abbia fatto le sue scelte insindacabili e si sia vincolata nei confronti dei privati, non può fare marcia indietro. Quanti oggi protestano sarebbero i primi a levare alte grida se il Comune stipulasse con loro un qualsiasi contratto (di appalto, di locazione ecc.) e poi pretendesse immotivatamente di annullarlo: e allora non si vede perché questo elementare principio non dovrebbe valere per i rom.

2) Non è vero che l’amministrazione può “cambiare idea”. Qualunque buon amministratore dovrebbero sapere che la L. 241/90 fissa i limiti entro i quali l’amministrazione può “cambiare idea”: lo può fare spiegando quale nuovo interesse pubblico impone il cambiamento e indennizzando i soggetti lesi dalla inversione di rotta. Ma né il Comune, né alcun altro attore della vicenda ha mai revocato formalmente nulla (ben sapendo che di tale revoca avrebbero potuto dare solo una “spiegazione” arbitraria e discriminatoria); Comune e Ministro hanno solo preteso di impedire sul piano pratico che i contratti venissero posti in esecuzione, ma ciò appartiene al campo della prepotenza e dell’arbitrio non certo a quello della legge.

3) Non vi è alcuno scavalcamento di italiani in attesa di una casa popolare: come ormai tutti sanno le case in questione erano inagibili e inutilizzabili per le normali graduatorie; saranno ristrutturate con i soldi che il Ministro Maroni ha stanziato per gli interventi a favore dei Rom e riconsegnate dopo qualche anno all’utilizzo nell’ambito delle graduatorie. Come il Giudice ha sottolineato era stato così raggiunto un difficile punto di equilibrio tra vari interessi contrapposti: quelli del Commissario a porre le premesse per la chiusura di un campo autorizzato; quelli dei Rom ha avviare un percorso di integrazione ; quelli dei residenti “milanesi” della zona a veder finalmente chiuso il campo Triboniano; quelli dell’ALER a veder sistemati con soldi altrui alcuni alloggi. Perché da tale punto di equilibrio si dovrebbe recedere ? Nel corso del giudizio la difesa del Comune non ha neppure cercato di spiegarlo.

4) Non vi è alcuna “discriminazione al contrario” per il fatto che venga previsto un intervento di sostegno specifico per i Rom. Ogni politica sociale è sempre una erogazione a favore di gruppi a rischio di esclusione e non di altri: è la regola che sta alla base del concetto di “uguaglianza sostanziale” previsto dall’art. 3 Cost. e che fa parte dell’abc di uno stato democratico e sociale: spiace doverla ricordare così pedantemente a dei pubblici amministratori; tanto più che, in questo caso, l’erogazione era stata decisa addirittura dal Ministro Maroni con il suo piano di “emergenza Rom” .

5) Non è vero che ai Rom fossero state offerte soluzioni alternative, come ben risulta dal fatto che neppure nel corso del giudizio i rappresentanti del Comune hanno mai indicato quali soluzioni alternative potessero essere praticate.
La vicenda ha quindi qualcosa di paradossale. I veri vincitori della causa non sono i rom; e neppure solo il principio di legalità che pure dovrebbe stare a cuore a qualsiasi amministratore pubblico. Il vincitore e' proprio il Comune, quantomeno il Comune come protagonista di quell’unico piccolissimo progetto (l’unico diversa della serie infinita e inutile di sgomberi violenti) che aveva deciso di attuare fino al settembre scorso. I politici che oggi hanno manifestato contro la decisione, hanno manifestato contro se stessi; e non lo sanno.
Che ciò dipenda da ignoranza o da mala fede e' il quesito che resta senza risposta.

Milano, 21 dicembre 2010

venerdì 17 dicembre 2010

La telecamera mai riparata

A Brembate continua il mistero di Yara, la ragazzina scomparsa nel nulla. Una notiziola a margine colpisce. Una telecamera in paese avrebbe potuto dare qualche informazione utile sul passaggio delle auto all'ora della scomparsa della tredicenne. Ma la telecamera era guasta. Da luglio. In 5 mesi nessuno l'aveva riparata, pare per questioni di assicurazione. E poi ci parlano di sicurezza. Di sicuro ci sono solo le balle dei politici.

mercoledì 24 novembre 2010

Duca di Babele e custode della Torre

Centrodestra furibondo con Saviano. Per quello che ha detto sulla 'ndrangheta a Nord. Ma Piersilvio Berlusconi non è così sconvolto. Il programma di Fazio "Vieni via con me" è prodotto dalla Endemol, di proprietà Mediaset, di proprietà Berlusconi.

Silvio è un grande: più lo attaccano più guadagna. Ne sa una più del diavolo. Dovrebbe essere nominato duca di Babele e custode della Torre. Là dove si parlano tutte le lingue, nessuno capisce niente e si può dire tutto e il contrario di tutto.

Parcheggi di classe

Strisce gialle e blu per le zone del centro e limitrofe. Solo blu per quelle più esterne. Così si gestiscono i parcheggi a Milano.

Per i ricchi (veri o presunti) parcheggi riservati (in giallo) per gli altri nisba. Se un ricco torna a casa la sera ha i suoi spazi. Negli altri quartieri no. Cittadini di serie A e di serie B.

Dal vangelo secondo Moratti: beati i ricchi, di essi sarà la città. E se vicino c'è una discoteca come l'Atlantique Cafè sono cavoli amari, per i cittadini di serie B.

Inoltre puntuali arrivano anche i topi d'auto che spaccano i vetri. Lo fanno da almeno 20 anni, tra via Einstein, via Tertulliano, via Lattanzio.... Mentre i vigili urbani dormono, tra un proclama e l'altro dello sceriffo De Corato.

Profumo di Arcore

L'uomo che non deve rispondere mai. E' lo slogan del profumo di Arcore. A Ballarò si parla dei rifiuti a Napoli. Berlusconi telefona, s'impegna a rispondere a eventuali domande. Poi ribadisce che a Napoli le promesse sono state mantenute e insulta. Perché lui sì di televisione se ne intende più di tutti. E sbatte giù il telefono. Che classe, che uomo, che politico. Intanto a Sud si respira un altro profumo. Quello della monnezza.

venerdì 5 novembre 2010

Radio Martì, Obama e Berlusconi




L'altra sera ascoltavo in onde corte Radio Martì. Una radio anticastrista che trasmette da anni verso Cuba in spagnolo. Sembrava una radio del partito repubblicano, eccitatissima per la vittoria deggli avversari di Obama. E soprattutto di Marco Rubio in Florida. Il politico (39 anni) figlio di cubani immigrati in Florida e decisamente di destra. Pensavo: Radio Martì è finanziata dal governo degli Stati Uniti, quindi adesso da Obama. Eppure da Washington non c'è stata nessuna minaccia di tagli, nessun editto bulgaro e nessun Minzolini e Masi è stato mandato a commissariare la radio. Chi glielo spiega a Berlusconi?

martedì 19 ottobre 2010

Torna la Milano da bere (per i ricchi)

Vino e moda per far vivere via Montenapoleone anche di sera

La strada milanese più famosa nel mondo sarà protagonista giovedì sera (21 settembre) di un’inedita manifestazione, in grado di attrarre migliaia di turisti e visitatori in un orario poco usuale.

Chardonnay e magliette

Dalle 18.00 alle 22.00, infatti, 33 boutique della zona resteranno aperte per la "Vendemmia di via Montenapoleone", offrendo ai propri clienti, accanto ai propri prodotti esclusivi, degustazioni di vini prestigiosi alla presenza di sommelier ed enologi di fama internazionale.

L’evento, organizzato dall’Associazione via Montenapoleone in collaborazione con Regione Lombardia e Comune di Milano, sarà aperto solo alla clientela invitata e vedrà in prima linea le principali griffe della moda milanese, da Alberta Ferretti (che oltre a offrire la degustazione di un noto chardonnay metterà in vendita una maglietta ideata appositamente per la Vendemmia) a Cartier (che proporrà un percorso degustativo guidato da Luca Goldoni, recentemente premiato come miglior sommelier del mondo), fino a Prada (dove Cracco, chef 2 stelle Michelin, guiderà gli ospiti in un percorso sensoriale di "degustazione coperta" a sorpresa) e Rolex (dove insieme al rosè di Antica Fratta e alla cucina di Davide Oldani sarà presentato il libro "L’uomo che sussurrava alle vigne".

Un esempio che sarà seguito
«L’obiettivo di questa manifestazione è di far vivere via Montenapoleone anche di sera – ha spiegato l’organizzatore Guglielmo Miani –. Presto ne seguiranno altre con lo stesso spirito e già ci hanno chiesto di allargare l’iniziativa alle altre vie del quadrilatero della moda». «Questa via rappresenta il 25% dello shopping turistico fatto a Milano, per questo credo che la presenza dell’eccellenza vinicola lombarda sia particolarmente indicata in questo contesto» ha commentato invece l’assessore al Turismo della Regione Stefano Maullu.

di Tino Redaelli, Avvenire 20 settembre 2010, Cronaca di Milano

Note a margine

L'iniziativa è carina. L'idea non male. Peccato che si rivolga ai ricchi. Questa città è sempre più cara: dalle quote condominiali impossibili alle strisce blu dilaganti; dalla ristorazione cara e di qualità mediocre se non peggio, ai bar in centro con prezzi da Alì Babà e i 40 ladroni.

Il vino è qualcosa di profondamente popolare in Italia e tale deve restare. Non sarebbe positivo per nessuno che, come in altri Paesi, che le bottiglie finissero per avere costi proibitivi.

lunedì 18 ottobre 2010

Nucleare in Lombardia, Formigoni cambia idea

Il neo ministro allo Sviluppo, Paolo Romani, è venuto oggi a Milano per un convegno dedicato al nucleare. E ci ha spiegato che in Lombardia dovranno sorgere una o due centrali nucleari. Mi aspettavo il no di Formigoni. Infatti la Lombardia è di fatto quasi autosufficiente per ciò che riguarda l'energia, mentre le sue industrie continuano a chiudere. Per questo il presidente della Regione solo otto mesi fa, pur dicendosi favorevole al nucleare, aveva detto no alle centrali in questa regione. Ieri invece ha cambiato idea. Pressioni di Berlusconi o problemi di memoria?

Ecco un'agenzia Asca dello scorso febbraio:

10-02-2010
NUCLEARE: FORMIGONI,LOMBARDIA AUTOSUFFICIENTE,ORA NON NE ABBIAMO BISOGNO


(ASCA) - Milano, 10 feb - La Lombardia "e' molto vicina all'autosufficienza" dal punto di vista energetico, e per questo "almeno per il momento non abbiamo bisogno di nuove centrali nucleari, tanto e' vero che negli anni scorsi abbiamo gia' fermato dei progetti in itinere". Lo ha detto il presidente della regione Lombardia, Roberto Formigoni, che comunque valuta positivamente l'esito del Consiglio dei ministri di oggi che ha dato il via libera ai criteri per l'individuazione dei siti dove realizzare centrali nucleari.

sabato 16 ottobre 2010

Vigili poco urbani

Milano brilla per l'incapacità di gestire le situazioni critiche. Da anni si parla di traffico ma nessuno è capace di trovare soluzioni. Piccole o grandi che siano.

E la massa dei nostri vigili urbani? Comandati male, incapaci di rapportarsi coi cittadini, troppo spesso scortesi se non maleducati. Come mostra anche questa piccola storia.

Traffico ancora nel caos, ieri (venerdì 15 ottobre), in una zona molto ampia intorno a via XXII Marzo, dove sono in corso i lavori per il rifacimento della sede stradale e la sistemazione dei binari dei tram. Lavori che, per fortuna, si concluderanno in questo fine settimana. Ma che anche ieri hanno messo alla prova i nervi degli automobilisti.

Bloccato il traffico su tutto viale Umbria, da Lodi verso Piceno-Abruzzi. E da Abruzzi-Piceno verso Piazzale Lodi. Semiparalizzata pure la circonvallazione da Porta Romana a Porta Venezia. E così tante altre strade, parallele e trasversali alle circonvallazioni, dove in tanti cercavano una via di fuga.

Le code interminabili, a velocità prossima allo "zero assoluto", hanno causato ingorghi a catena agli incroci attraversati prima di giungere in XXII Marzo. Gli automobilisti, come impazziti, hanno smesso di rispettare i semafori.

Caos. Ancora una volta si è notata l’assenza dei vigili urbani. Gli agenti sono stati dislocati solo sul cantiere, in XXII Marzo, dove hanno respirato di sicuro pessima aria. Ma nessuno ha pensato a sistemarli anche agli incroci strategici prima del luogo dei lavori. Una mossa semplice, che avrebbe potuto regolare il traffico in modo più adeguato.

Un automobilista in cerca di vie alternative ha incrociato tre "ghisa" in via Cadore angolo Anfossi, dall’altra parte della strada. E ha pensato di segnalare il problema. Li ha chiamati due volte senza esito. Alla terza, urlando nel traffico, si è fatto sentire.

«Guardate che di là è un caos, nessuno rispetta i semafori, non potete fare qualcosa?». Uno ha risposto, piccato, che stava venendo da XXII Marzo, che aveva già dato. L’uomo al volante ha ribadito, sempre sgolandosi: «Va bene, ma almeno avvisate la centrale!». Dall’altra parte disinteresse.

Quando l’automobilista ha insistito, scaldandosi per questo atteggiamento, l’agente di polizia municipale gli ha intimato in modo plateale e scortese di andare via.

Da qui si deducono due cose: che i nostri vigili non hanno la radio per chiamare il comando e che non ci sono più i ghisa di una volta, autorevoli e gentili. E Totò direbbe: «E io pago».

lunedì 4 ottobre 2010

Giustizia e bene comune al primo posto

Questo è l'omelia pronununciata in Duomo dal cardinale Dionigi Tettamanzi il 3 ottobre 2010 in occasione del150° anniversario di fondazione del Corpo della Polizia locale di Milano.

Mi pare importante, perché va a toccare il nodo fondamentale del rapporto tra autorità, giustizia e carità.

Indica quale deve essere il vero orizzonte in cui si pone il potere (lo Stato) e chi lo rappresenta. Un servizio vero, senza arroganza, senza discriminazioni, nella ricerca della giustizia e del bene comune.


SIATE SENTINELLE PER LA NOSTRA CITTA’

Carissimi uomini e donne della Polizia Locale, siate i benvenuti in questo Duomo, che è la Cattedrale ossia il centro religioso di tutta la Chiesa ambrosiana e insieme il simbolo più alto ed eloquente della nostra amata città di Milano. Siate i benvenuti, insieme alle autorità tutte e ai fedeli, ai familiari e amici, nel 150° di fondazione del vostro Corpo e in un momento solenne che vogliamo sia segnato dalla preghiera.

Ma perché parlare di preghiera in questo ambito di vita e di lavoro quale è quello della Polizia locale? Ci risponde l’antico orante di Israele, che nel salmo esprime così la sua fede: “Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori. Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode” (Salmo 127,1). La nostra presenza in Duomo è dunque un’invocazione di aiuto che nasce dal cuore e che mi pare di poter ritrovare in qualche modo stampata come motto sulla vostra bandiera Nobis urbem commendant, «a noi è affidata la città».

Sì, questo è il compito a cui voi agenti siete chiamati: essere i primi custodi della città, intesa come insieme delle sue istituzioni (civitas) e soprattutto come società civile (urbs), e dunque come gente concreta e viva, fatta di singole persone, di famiglie, di gruppi, di quanti entrano ed escono dalla città, vi lavorano e la visitano.

E così attraverso di voi si fa visibile il fondamentale legame che, in una società bene ordinata, deve sempre intercorrere tra chi incarna l’autorità e il bene comune. Questo legame emerge proprio dal fatto che la città vi è stata affidata precisamente perché diventi realtà quotidiana il bene comune della città, di tutti dunque e di ciascun cittadino.

E’ compito necessario, fecondo e glorioso il vostro, ma quanto faticoso, difficile, talvolta arduo, se non drammatico, tanto numerosi e gravi sono i problemi, le sfide e le emergenze: e tutto questo ogni giorno, da più parti, da realizzarsi in modo tempestivo, non poche volte all’improvviso.

1. Che significa “custodire” la città? Certo, significa far rispettare la legalità e insieme educare alla legalità. E questa comporta l’osservanza della giustizia, nel suo intreccio indissolubile tra diritti e doveri, tra valori da riconoscere e responsabilità da assolvere. E’ davvero un “cardine” la giustizia: lo è per la vita dei singoli e lo è – in un certo senso ancora di più – per la vita della città e per il suo sviluppo autenticamente umano.

A questo cardine ci rimanda l’inizio della prima lettura che abbiamo ascoltato in questa liturgia domenicale. Attraverso la voce del profeta Isaia, così dice il Signore: “Osservate il diritto e praticate la giustizia, perché la mia salvezza sta per venire, la mia giustizia sta per rivelarsi”. E conclude: “Beato l’uomo che così agisce e il figlio dell’uomo che a questo si attiene” (Isaia 56,1-2).
Prego il Signore perché tutti voi, uomini e donne della Polizia municipale, possiate essere sempre operatori e operatrici della vera giustizia per il bene comune. Volutamente parlo di “vera giustizia” perché il contenuto del vostro compito vi si presenterà molto più impegnativo e insieme più significativo e quanto mai fecondo se riuscirete a vedere e ad incarnare i diversi lineamenti del volto della giustizia.
Questa è sì osservanza delle leggi e delle norme di uno Stato, di una Regione, di un Comune, ma più radicalmente è l’espressione concreta del riconoscimento della dignità personale di ogni essere umano: una dignità che appartiene a tutti ed è eguale in tutti, tale perciò da escludere ogni discriminazione; una dignità che deve essere riconosciuta – e dunque difesa e promossa con un’attenzione più vigile – nei riguardi dei deboli e dei fragili, di quanti cioè sono più facilmente esposti alla sopraffazione dei prepotenti e alla violenza dei più forti; una dignità umana che potrà e dovrà sottoporsi alla pena dovuta per il male compiuto e insieme però dovrà essere aiutata nel suo cammino di redenzione e di riscoperta della vera libertà.

2. Il Vangelo che abbiamo or ora ascoltato (cfr. Luca 6,27-38) ci presenta il ritratto del discepolo del Signore: sembra essere quello di un eterno perdente. Leggiamo infatti “A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra…” (Luca 6,27-29).

Ma Gesù stesso ha vissuto per primo questa pagina di Vangelo ed ora la propone a ciascuno di noi. Per la verità, le sue non sono parole che implicano rassegnazione e remissività davanti alla prepotenza altrui. Tracciano invece una via nuova per giungere alla giustizia: questa via si chiama misericordia. Proprio così si conclude il brano evangelico: “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (Luca 6,36).

Come infatti si può contribuire a contenere e ad eliminare la violenza, il male e l’ingiustizia dal mondo? Non certo combattendole con le stesse armi, perché – come l’esperienza attesta – la violenza verbale, ideologica, fisica genera solo altra violenza. La via stretta, controcorrente, impegnativa, unica che Gesù ci propone per asciugare e detergere il male dal mondo è quella che porta a rispondere alla violenza con l’amore, alla prepotenza con la mitezza, all’egoismo con la carità, all’insensibilità con la dolcezza.

Nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 2004 Giovanni Paolo II dice: “Da sola la giustizia non basta, anzi può arrivare a negare se stessa se non si apre a quella forza più profonda che è l’amore”.

Carissimi agenti e ufficiali della Polizia locale, questa sfida non riguarda forse anche voi? Per il lavoro che svolgete, non vi trovate forse ogni giorno a contatto con l’impazienza di tante persone, con molti che mancano di rispetto alle persone e alle cose che sono patrimonio di tutti, con coloro che trasgrediscono le regole più elementari della convivenza civile? Rispondere all’insegnamento che Gesù ci offre non significa non applicare quelle sanzioni codificate e che ben conoscete. Significa essere intimamente certi che nessuna regola e nessun verbale potranno vincere da soli la mancanza di rispetto verso il prossimo, le trasgressioni alle norme della convivenza civile, le forme di violenza sui più deboli. Una sanzione – doverosa quando è prescritto – da sola non basta, da sola non contribuirà a costruire un buon cittadino.

Lo stile della vostra presenza, l’esempio della vostra dedizione, la vostra parola che spiega e motiva sono atteggiamenti che contribuiscono ad assorbire quelle forme del “male” con cui ogni giorno vi trovate a fare i conti. Vi auguro che sappiate accompagnare sempre alla fermezza necessaria il tratto di un’autentica umanità.

3. Carissimi vigili (posso chiamarvi con questo nome a tutti familiare e caro?): anche a voi sono offerti la possibilità, il compito, la missione di essere cristiani che danno testimonianza al Vangelo e al valore supremo della carità, e questo nella forma di chi opera per garantire e promuovere la buona convivenza civile. La vostra presenza così numerosa e capillare, costante e infaticabile in ogni angolo di Milano vi costituisce come primo presidio per costruire una città sempre migliore. Potete così edificare non solo la città terrena, ma anche la comunità dello spirito con una serie di gesti di umanità e di amore.

Siate il miglior biglietto da visita per chi – da lontano – arriva per lavoro o turismo nella nostra città. Siate coloro che educano – nell’accompagnamento alle piccole e quotidiane pratiche civiche – all’inserimento nella nostra società degli stranieri che provengono da culture diverse dalla nostra. Sia per voi punto d’onore l’attenzione privilegiata verso i più deboli: gli anziani, i bambini, chi vive forme di difficoltà. Siate sempre convinti che – oltre al doveroso rispetto delle regole – sono la misericordia, la generosità e la pazienza le uniche vie possibili per togliere il male dalla nostra Città. E vostro tratto distintivo, insieme alla divisa elegante e inconfondibile, sia il vostro sorriso e l’atteggiamento accogliente e disponibile. Se all’incrocio di ogni strada ci fosse un vigile sorridente nello svolgere il suo compito, tutta la nostra Milano ne sarebbe certamente contagiata.

Questo vuole essere il mio augurio e la mia preghiera, carissimi uomini e donne della Polizia Locale di Milano: siate sentinelle per la nostra Città, sentinelle che ridestano in tutti noi la coscienza e l’impegno di costruire il grande valore del bene comune attraverso i sentimenti e i gesti della giustizia e dell’amore.

+ Dionigi card. Tettamanzi
Arcivescovo di Milano

mercoledì 22 settembre 2010

Il Seveso e lo show di De Corato

Il Seveso, tanto per cambiare, l'ha fatta di nuovo grossa. Stavolta la sua esondazione ha messo a KO la metropolitana 3 di Milano. Quella gialla. Due o tre stazioni rischiano di restare chiuse per un paio di mesi.

Ma la cosa divertente, in tanto danno, è l'immancabile show del vicesindaco De Corato (sarebbe anche parlamentare ma a Roma lo vedono pochissimo, tanto lo stipendio lo si può accreditare in banca). Deco ha chiesto la nomina di un commissario ad acta per affrontare il problema del Seveso. Peccato dimentichi che la sua maggioranza discute del Seveso dal 1999. Da 11 anni si parla di soluzione intercomunale del problema e della realizzazione di un sistema idraulico scolmatore per prevenire le esondazioni.

Evidentemente se dopo così tanti anni il vicesindaco della stessa maggioranza politica chiede il commissario, vuol dire che ammette il fallimento di chi, come lui, governa la metropoli da tanto tempo.

Molto più onesto politicamente e diretto il presidente della Regione Roberto Formigoni che ammette: gli interventi per mettere in sicurezza il Seveso erano già stati finanziati (oltre 33 milioni di euro) ma poi Roma li ha bloccati. Roma ovvero il governo Berlusconi, come dovrebbe sapere anche De Corato, se solo frequentasse la Camera dei deputati dove i cittadini lo hanno eletto non certo per fare il fantasma.

Ma questa è polemica politica. Vogliamo i fatti. Ovvero il Seveso sicuro. Aperti i cantieri basterebbero un paio di anni.

venerdì 17 settembre 2010

Maroni scambiato per bresciano

Maroni ha tranquillizzato l'Italia: Gheddafi non voleva sparare a un nostro peschereccio, ma solo a dei clandestini. Si sono confusi, poveri libici.

Ah... ho capito: gli ultrà dell'Atalanta che hanno accolto il ministro degli Interni alla Berghem Fest a suon di fumogeni e hanno dato fuoco a un po' di auto si sono solo sbagliati. Non volevano massacrare Maroni, lo avevano scambiato per un bresciano. Poverini.

Bravo Brancher

E bravo l'ex ministro Aldo Brancher. C'aveva provato. Era stato nominato da Berlusconi all'incarico per aiutarlo a sfuggire al processo. Ma è stato incastrato dal presidente Napolitano. Ha dovuto dimettersi ed è stato condannato in rito abbreviato a 2 anni di carcere in primo grado. Motivazione? Lo abbiamo apreso ieri: era stato foraggiato con soli 800mila euro da Gianpiero Fiorani, banchiere padrone della Popolare Lodi, perché lo aiutasse a trovare favori nel mondo politico. Un bel ladrone, ma non di razza romana... Ha dimostrato al mondo a che cosa servono in Italia gli scudi prodotti dalla premiata ditta Alfano & Berlusconi.

martedì 31 agosto 2010

La nobiltà dello xenofobo

Dilaga la xenofobia. Invece di aiutare gli stranieri, meglio rendergli tutto più complicato. E' la linea "intelligente" di certi leghisti lombardi, in questo caso di Vigevano. Che non contrastano i clandestini, ma i regolari che stanno facendo il percorso di inserimento secondo le leggi votate anche da Bossi! Con lo splendido risultato di rompere le palle non ai clandestini che delinquono, ma ai lavoratori e magari ai loro datori di lavoro in regola, che dovranno sopperire a alla carenze volontarie delle istituzioni. Infatti un cittadino che paga le tasse lo fa per mantenere "Il Trota" in Regione, non per avere servizi.

E poi sarebbe come mandare via i siciliani che vogliono lavorare, tenendoci i mafiosi (peraltro ben radicati e di successo...).

E pensare quanti poveracci veneti, friulani e lombardi sono stati aiutati all'estero. Dalle istituzioni, dalla Chiesa, dai volontari, da uomini e donne di buona volontà. Loro che non parlavano nemmeno l'italiano. Ma si sa: a questo governo piacciono solo gli arabi alla Gheddafi. O tipo gli sceicchi dell'Arabia Saudita. Nessuna democrazia, niente diritti umani, ma petrolio e danèe. Forti con i deboli, deboli con i forti. Da vero nobile xenofobo.

Ma ecco un articolo che spiega cosa combinano a Vigevano:

Il Comune di Vigevano chiude lo “Sportello stranieri” che da dieci anni, in collaborazione con le associazioni di volontariato locali, gestiva l’inserimento degli immigrati regolari in città. Al suo posto rimarrà solo un ufficio per le pratiche burocratiche su residenza e ricongiungimenti familiari: 5 impiegati comunali (2 vigili, 2 geometri e 1 amministrativo) si limiteranno a esaminare la regolarità della documentazione e a controllare gli alloggi di chi chiede di trasferirsi a Vigevano.

Niente più orientamento né mediazione culturale, come invece accadeva con i volontari dell’associazione Oltremare che aiutavano gli stranieri a conseguire la documentazione necessaria, a trovare una casa e un lavoro.

La svolta, ufficializzata ieri dalla giunta leghista, sta sollevando polemiche.

Vigevano con i suoi 8mila stranieri su 63mila abitanti, è la città della provincia di Pavia con la più alta percentuale di immigrati: «È la conferma che in passato si è sbagliato – spiega Andrea Ceffa, vicesindaco e assessore alla sicurezza –. Siamo stati troppo permissivi e gli immigrati potevano addirittura contare su interpreti in grado di parlare otto lingue. È ora di cambiare anche perché, in questa fase economica, il servizio non è prioritario».

E se l’opposizione protesta, i più amareggiati sono i volontari che hanno gestito il servizio e che ora dovranno trasferire la sede: «È sbagliato pensare che gli immigrati sono tanti per colpa di chi ha organizzato l’accoglienza – dice Iole Barettoni, presidente di Oltremare. – È la città che li ha accolti offrendo lavoro e casa».
(da Avvenire, Claudio Micalizio - 1 settembre 2010)

PS: se gli stranieri "ci" fanno schifo, potrebbero licenziarli e mandare a lavorare in fabbrica i nostri Trota. Sai che belle le scarpette di Vigevano!

lunedì 30 agosto 2010

Rai, i censori puritani della moviola

Riprende il campionato. Riprendono "La domenica sportiva" (Rai) e "Pressing" (Mediaset). Peccato che la prima non abbia più la moviola. E che la seconda abbia invitato l'arbitro che si fece chiudere da Moggi nello spogliatoio e che ha difeso senza pudore. Poi, per restare a Calciopoli, è comparso in video pure Bettega. Già Bettega, che con Moggi e Lippi formava (e forma?) il trio Simpaticus.

Ma la cosa più esilarante della Rai è la lunga predica che ci ha offerto, grazie al moralista senza morale (anche perché qui tirarla in ballo non ha senso) di turno. Bontà sua ci ha spiegato che la moviola è una vergogna, che produce solo inutili ma pericolose chiacchiere e che ogni anno in Italia vengono aggrediti 600 arbitri. Ottimo. Tutti su Mediaset per vedere le moviole. E per continuare a picchiare gli arbitri. Io di media ogni 11 moviole legno un fischietto. Berlusconi ringrazia. I luddisti pure. Il fesso che paga il canone invece s'incazza.

PS: a Pressing sembra latitante Mughini. Speriamo resti tale. Di cotanto ridicolo ex sessantottino, dal gesto teatrale egocentrico autoreferenziale e dai concetti tanto roboanti quanto vuoti, nessuno sentirà la mancanza. Nemmeno gli iuventini.

venerdì 20 agosto 2010

Iraq, la guerra (non) è finita

La guerra è finita. In Iraq restano le macerie. Un paese diviso, incapace anche di mettere insieme un governo, mesi dopo le elezioni. Gli americani se ne vanno. Sono arrivati con un falso pretesto: Saddam era un dittatore, certo (ma messo al potere dalla Cia e usato come alleato contro Iran e curdi), ma non aveva le armi di distruzione di massa e non aveva nulla a che fare con Ground Zero. Anzi aveva sempre tenuto lontano il fondamentalismo violento islamico, che invece ha tanti amici in Arabia Saudita e Pakistan, grandi alleati dell'Occidente. Ora arriveranno i contractors, una volta si chiamavano mercenari. Intanto, come spiega alla Stampa, il vescovo ausiliare caldeo di Baghdad, Shlemon Warduni, la situazione per i civili è terribile. E i cristiani, quelli che non sono fuggiti, hanno paura ad uscire di casa. "Gli Usa hanno pensato solo al loro guadagno e nessuno si cura di noi", dice e aggiunge: "Aveva ragione Giovanni Paolo II a condannare la guerra in Iraq... paghiamo un prezzo altissimo di sangue e di dolore". La guerra NON è finita. Grazie Bush.

sabato 14 agosto 2010

Berlusconattila

Prima ha fatto fuori Indro Montanelli, fondatore del Giornale, conservatore di grande rigore intellettuale e giornalista indimenticabile.

L'anno scorso ha silurato con l'aiuto di Vittorio Feltri, killer mediatico, Dino Boffo, direttore del quotidiano cattolico Avvenire e uomo di fiducia del cardinale Camillo Ruini. Boffo e Ruini si erano distinti per la dura opposizione a Prodi e al suo governo di centrosinistra.

Adesso, sempre con l'aiuto del simpatico Feltri, sta facendo fuori Fini, ex segretario dell'Msi e di An, nonché cofondatore del Pdl. Un lavoro sopraffino di smantellamento delle varie componenti della destra italiana.

Silvio Berlusconi è come Attila, solo che dove passava il barbaro non cresceva più erba. Invece dove passa il piccoletto di Arcore non cresce più la politica, di destra. Infatti i suoi consiglieri e amici sono: Bondi, Dell'Utri, Verdini, Previti... E poi c'è Maurizio Lupi che non conta nulla, ma fa il cantore sciocco.

venerdì 6 agosto 2010

A qualcuno piace pregiudicato

Stamani Berlusconi è andato a pranzo a casa Previti. Verdini (coordinatore del Pdl) tempo fa ha invitato a cena Carboni. A qualcuno piace pregiudicato.

Mutande di acciaio

C'è la crisi. C'è anche a Milano e in Lombardia. La gente normale fa sempre più fatica. Allora il Comune di Milano alza le tariffe dell'acqua. Mentre la Regione alza, tanto per gradire, del 2% quelle dei trasporti. E presto vedremo gli effetti della manovra Tremonti, l'eroe di Bossi che il Pd (opposizione?) avrebbe voluto come primo ministro tecnico. Altro che mutande di latta, qui ci vogliono di acciaio.

De Corato. Le persone cambiano

Sull'ultimo numero dell'Europeo c'è una bella foto del periodo di Tangentopoli. Si vede l'attuale vicesindaco di Milano, Riccardo de Corato, che protesta in piazza contro i ladri. E sfoggia una bella scritta "Forza di Pietro". Allora militava nel Movimento sociale italiano. Era un camerata tutto d'un pezzo. Oggi De Corato è seguace di Berlusconi e in Parlamento protesta contro chi protesta contro ladri, P2isti, P3isti, mafiosi, furbetti, falsificatori in bilancio. Come cambiano le persone.

martedì 27 luglio 2010

Non è una barzelletta

Il 19 luglio il presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà, ha assegnato il premio Grande Milano, appena istituito proprio da Podestà per i 150 anni della Provincia, al premier Silvio Berlusconi.

Ecco la motivazione ufficiale dedicata a Berlusconi:

«Con straordinaria lungimiranza e capacità ha reso Milano, la sua amata città, grande in Italia e nel mondo. Grazie alle sue eccezionali qualità umane e imprenditoriali ha realizzato opere e progetti di eccellenza per l’economia e la società del nostro territorio. La sua vita è un mirabile esempio di quella milanesità e di quell’operosità tipica della cultura ambrosiana, che vede nel lavoro lo strumento di valorizzazione dei talenti dell’uomo.

Silvio Berlusconi ha scelto di dare il proprio contributo mettendosi, con impegno e coraggio, a servizio del Popolo italiano perseguendo la sua missione di libertà. Personalità dallo straordinario carisma, è amato da tanti italiani perché uomo tra la gente e con la gente, della quale ha compreso i bisogni più profondi sapendo interpretarne le aspettative. Statista di rara capacità, conduce con responsabilità e lucida consapevolezza il Paese verso un futuro di donne e di uomini liberi, che compongano una società solidale, fondata sull’amore, la tolleranza e il rispetto per la vita».

Podestà è un ex dipendente di Berlusconi, per cui lavorava ai tempi dell’Edilnord.

"A forza di leccare, qualcosa sulla lingua resta". (Ennio Flaiano)